Copio/incollo dal Secolo XIX di oggi a firma Natalino Famà
Era l’eredità più antica dei colori nerazzurri e si chiamava U.S. Imperia 1923. Da pochi giorni, la società sportiva, 85 anni di vita compiuti, serie calcistiche prestigiose conquistate (la D e la C2 con il presidente Angelo Duberti e Baveni allenatore) rappresenta anche uno degli infelici passi della storia del calcio imperiese.
Era l’eredità più antica dei colori nerazzurri e si chiamava U.S. Imperia 1923. Da pochi giorni, la società sportiva, 85 anni di vita compiuti, serie calcistiche prestigiose conquistate (la D e la C2 con il presidente Angelo Duberti e Baveni allenatore) rappresenta anche uno degli infelici passi della storia del calcio imperiese.
Il giudice Marina Aicardi infatti, a fronte di una situazione debitoria pesante (un milione e 300 mila euro) e di un’istanza inoltrata recentemente, ha dichiarato fallita la U.S. Imperia 1923 s.r.l. Il caso era affidato inizialmente e per tutta la fase istruttoria al giudice Ottavio Colamartino. Quest’ultimo, ora in ferie, è stato sostituito solo per la sentenza definitiva. Curatore fallimentare è nominato Giuseppe Musso. L’avvocato Maurizio Novaro ha seguito il Centro diocesano con il quale l’Imperia era indebitata.
Non c’è più nulla da fare quindi per la vecchia società che nel 2003 venne rilevata da Gianfranco Montali. Dopo una serie di campionati in ascesa continua, sino alla Serie D con Giancarlo Riolfo in panchina, nel 2007 cominciarono per la blasonata compagine nerazzurra a pesare i colpi bassi di una situazione finanziaria poco florida. Indagini della Guardia di Finanza sia sul patrimonio personale della famiglia Montali sia sui capitali investiti per l’U. S. Imperia, cominciarono a far traballare le sorti. Vennero chiamati in qualità di testimoni giocatori e collaboratori dell’Imperia, perfino il custode dello stadio.
Proprio nel 2007 il sospetto di una cospicua evasione fiscale aprì un contenzioso tra la società ed il Fisco. Montali, polemico, sempre a suo dire vittima di persecuzioni, decise di non tirare più fuori una lira per l’Imperia e la squadra per tre non volte non si presentò in campo. A radiazione certa da Milano giunse la ciambella di salvataggio, da parte della Trade Line Srl, società alla quale Montali decise di cedere il pacchetto di quote. Ma invano l’affare con la società finì con il rivelarsi inconcludente. Da qui, cioè dallo scorso anno il peggio è toccato all’U.S. Imperia.
Proprio nel 2007 il sospetto di una cospicua evasione fiscale aprì un contenzioso tra la società ed il Fisco. Montali, polemico, sempre a suo dire vittima di persecuzioni, decise di non tirare più fuori una lira per l’Imperia e la squadra per tre non volte non si presentò in campo. A radiazione certa da Milano giunse la ciambella di salvataggio, da parte della Trade Line Srl, società alla quale Montali decise di cedere il pacchetto di quote. Ma invano l’affare con la società finì con il rivelarsi inconcludente. Da qui, cioè dallo scorso anno il peggio è toccato all’U.S. Imperia.
Dopo quello dell’A.S. Imperia ‘87, la società del presidentissimo Pino Cipolla,trascinata nel clamoroso crack del Gruppo Alimentare Borelli, è la seconda società calcistica imperiese a fallire. In precedenza l’U.S., sotto la presidenza di Werner Rivaroli, era caduta in basso al punto di rischiare un fallimento. Che invece non avvenne: i libri contabili vennero chiusi e il titolo
affidato alla Federazione calcio. Oggi due compagini rappresentano la città: la Pro Imperia del presidente Marco Alberti (in Promozione) e l’Imperia Calcio di Antonio Gagliano (Prima Categoria).
Natalino, Natalino, mi sa che ha toppato nel finale...
Ciantafurche,non la penso come te...Natalino ha riportato il vero,infatti due compagini "operano in citta'"...si è solo dimenticato di specificare quale delle due ha racclto l'eredita' e gode dell'affetto dei tifosi e della citta' ch ne porta il nome...
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