Lo sfogo

 La scelta della dirigenza neroazzurra di ingaggiare Gianluca Bocchi ha diviso i tifosi neroazzurri, perché "Gianbo" è fatto così, o lo si ama o lo si "odia"... o, forse, lo si ama e lo si "odia".

Diciamocelo: Alessandro Lupo aveva ormai fatto il suo tempo, non è mai stato amato, almeno dalla maggior parte della tifoseria e solo una promozione e una salvezza ottenute in contingenze "particolari" ce lo hanno fatto "digerire" storcendo la bocca... come lui suole fare quando fa quelle supercazzole "con gli esterni bassi che devono prendere i quinti" che non ci mancheranno.

Ma ormai Lupo è il passato, il presente è Bocchi, la mossa della disperazione di una dirigenza che naviga a vista e che ha voluto dare in pasto a una tifoseria che, a dir poco, non la ama, un nome, una bandiera, per loro un parafulmine.

La cosa più inaccettabile, almeno per il sottoscritto, è sentire dire il presidente dell'Imperia calcio che rimprovera a Lupo di "non essere in stato in grado di trasmettere l'attaccamento alla maglia neroazzurra". A parte  il fatto che questo segno di appartenenza dovrebbe essere trasmesso, in primis,  dalla dirigenza, specialmente da coloro che hanno in mano le redini del quasi centenario club cittadino da dieci anni, cosa mai accaduta nella storia neroazzurra. Ma poi, come si fa a trasmetterlo a calciatori che, quando va bene, giocano due stagioni consecutive con noi, più facilmente fanno mezza stagione e, poi, fiutato l'andazzo, migrano verso altri lidi?

Qui l'unica forma di attaccamento pare essere quello alla poltrona di regione Perine... manco più di piazza d'armi...

Torniamo e concludiamo lo sfogo parlando di Bocchi.

L'ho già detto e ribadisco i miei dubbi (e di altri tifosi imperiesi), implementando il pensiero coi messaggi dei lettori del blog pubblicati nei giorni scorsi: sono sei anni che non siede su una panchina cioè dalla stagione 2015-2016 e, oltre a due campionati con noi, non ha fatto altre esperienze;  al momento della sua mancata riconferma, l'addio con questa dirigenza non era certo stato "sereno"; per impegni lavorativi e ferie credo non abbia mai visto all'opera questa squadra.

A "Gianbo" non manca il coraggio, ma anche la sfrontatezza per affrontare questa sfida che pare infida e irta di trappole. A lui fugare i nostri dubbi, alla dirigenza... ma che gli vogliamo dire ancora che tanto non gli importa nulla di quello che dice il blog e gran parte della città?