lunedì 6 aprile 2020

Il calcio post Coronavirus

In attesa di conoscere cosa ne sarà di questa stagione o, quantomeno, quale sarà la decisione in merito a promozioni e retrocessioni nel caso non si dovesse più giocare (cosa peraltro sempre più probabile), si sta facendo largo una nuova ipotesi di riforma dei Campionati che punterebbe ad un drastico taglio del calcio professionistico con una riduzione dell'attuale Lega Pro a sole 20 anziché le anacronistiche 60 squadre attuali. Detto che, a mio modo di vedere, questo comporterebbe, di fatto, la totale impossibilità per le piccole realtà di poter approdare ad un Campionato che assomiglierebbe più ad una B2 che ad una serie C, considerando anche che chi vi parteciperà dovrà girare tutta Italia per le sue partite, mi sembra invece interessante il fatto che si pensi ad un ritorno della vecchia C2 e al semi-professionismo dove convoglierebbero i 40 "esuberi" della Lega Pro attuale più resta da vedere quante società dall'attuale serie D. Scelta secondo me oculata per alleggerire gli oneri finanziari della categoria e aumentare, comunque, il tasso qualitativo passando appunto dalla D alla C2. Proviamo a vedere, a oggi, come sarebbe composta, più o meno, la nuova Serie C e quali potrebbero essere le componenti della nuova C2.
In serie C potremmo trovare:
Carrarese, Renate, Pontedera, Siena, Alessandria, Albinoleffe, Reggio, Carpi, Sudtirol, FeralpiSalò, Padova, Piacenza, Bari, Monopoli, Potenza, Ternana, Catania, Catanzaro (2 di queste sarebbero escluse da 2 delle quattro retrocesse dalla B e, quindi, altrettante sarebbero destinate alla nuova C2)
In C2 potremmo trovare:
Novara, Arezzo, Pistoiese, Como, Pro Patria, Pro Vercelli, Modena, Triestina, Fermana,Sambenedettese, Virtus Verona, Cesena,Teramo, Francavilla, Avellino,Vibonese, Viterbese, Casertana (più ovviamente le squadre che si deciderà di promuovere dalla D a seconda del numero di squadre che si inseriranno in ogni girone, naturalmente sempre con criteri geografici)
Tutte le squadre citate sono ovviamente quelle che al momento si trovano dal secondo posto in giù nei propri gironi e fino ai margini della zona playout e, quindi, del tutto indicative.
Voi cosa ne pensate? A me sembrerebbe molto intrigante e probabilmente più "arrivabile" rispetto all'attuale Lega Pro totalmente professionistica.
Ci piacerebbe avere la vostra opinione, visto che al momento il calcio giocato è assolutamente l'ultimo dei pensieri, consoliamoci con un po' di fantacalcio.
(portorino)

15 commenti:

Ex giocatore ha detto...

Creando la categoria dei semi-professionisti e togliendo di colpo ben 40 squadre dai pro, aumenterà considerevolmente il numero delle società dilettantistiche, che sono meno regolamentate dal punto di vista economico e, di conseguenza, più soggette a speculazioni e problematiche di questa natura (stipendi in nero "vestiti" da rimborsi spese, allenatori ingaggiati perché portano lo sponsor, etc etc...).
Per me, la soluzione migliore sta nel mezzo: C professionistica da 40 a 48 squadre, formata da 2 gironi Nord/Sud, 1 promozione diretta per girone + 2 tramite play-off comuni per un totale di 4 promosse.
Non dobbiamo tralasciare che questo cambiamento dovrà però rivoluzionare anche la D, che rimane dilettantistico: non più 9 gironi ma un massimo di 6, anche qua dalle 20 alle 24 squadre per girone, così da avere 6 promozioni dirette + massimo 2 tramite play-off comuni.
Questo per avere un maggior controllo su chi sale e decide di fare il grandissimo salto per diventare professionista, evitando così, per così dire, "spiacevoli inconvenienti"...
Quindi, anche se forse così facendo si precluderà a tanti imprenditori di poter prima o poi approdare nei pro, si eviteranno anche i continui fallimenti e fusioni di fine stagione, come detto prima.
Che ne pensate?

GuidoMB ha detto...

Sono d'accordo con te, la lega pro di adesso non ha niente a che fare con la vecchia serie C, troppo faraonica. Io sfoltirei anche l'attuale serie D, troppe squadre (che senso ha ad esempio avere due squadre a Messina per dirne una..) e
inoltre molti presidenti non è detto che continueranno a investire nel calcio.. anche la D ha costi esorbitanti.

im1923 ha detto...

La mia formula magica.
Serie A a sedici squadre, con due retrocessioni dirette e una con play out (così ci sarebbero i margini per eventuali recuperi, soste della Nazionale e una Coppa Italia vera, di cui parlo dopo)
Serie B a venti squadre, con due promozioni dirette e una con play off e due retrocessioni diretti e due con play out
Serie C a due gironi di 20 squadre con una promozione diretta e una con play off per girone e due retrocessioni dirette e due con play out per girone
Serie D a otto gironi di sedici squadre con una promozione diretta e a cascata tutte le altre categorie
La Coppa Italia deve essere fatta "alla inglese": partecipano tutte le società professionistiche, più le otto neo promosse.
Tutti in un unico tabellone, gara unica, si gioca in casa di quella più debole (basta fare un semplice ranking), solo le semifinali si fanno con andata e ritorno: chi vince la Coppa Italia, gioca la stagione successiva in Coppa Campioni.
Il problema, però, non è la formula, che poi, specie in Serie A, è decisa dalle televisioni, che figurati se mollano otto gornate di Campionato con il taglio da venti a sedici squadre, ma i criteri di ammissione ai Campionati.
Ci vuole severità e controlli contabili fatti in maniera intransigente: chi non è pienamente in regola, non partecipa, i dirigenti che si macchiano di colpe e sono condannati in via definitiva, non devono più comparire in nessuna maniera nelle o attorno alle società.
E poi gli stadi: agevolare chi ha la possibilità di costruirne di nuovi, incentivare a costruirli o ristrutturarli, non far partecipare ai Campionati chi non ha un suo stadio non dico di proprietà, ma nella sua città (addirittura, per le categorie prof, io non accetterei i campi sintetici).
Sono evidentemente chiacchiere che lasciano il tempo che trovano, tanto finchè in Federazioni ci saranno i Lotito, i Preziosi, i Cellino, i Ferrero e via discorrendo, non ci sarà riforma che tenga.

gianbo ha detto...

Ex giocatore, le speculazioni ci sono anche nei professionisti, dai livelli più alti a quelli più bassi. Plusvalenze farlocche, ingaggi divisi tra prestazioni sportive e diritti d'immagine (questi ultimi solitamente vengono tassati altrove), sponsorizzazioni finte (Il Man City con Etihad è stato appena punito dall'Uefa) nei campionati maggiori. In quelli minori, sempre professionisti, ci sono ingaggi in nero, fidejussioni assicurative rumene o thailandesi, debiti infiniti con banche, fornitori e, appunto, giocatori.
La riduzione delle squadre prof è diventata fisiologica, se non obbligata. Dovremmo assomigliare alla Germania, dove esistono 3 campionati prof (Bundesliga 1,2 e 3) e sotto i campionati regionali. Bundesliga 1 e 2 inoltre sono obbligati a dotarsi di una "academy", con determinati parametri, altrimenti non possono iscriversi.
In questo modo, solo i piu' virtuosi potranno scalare le classifiche e partecipare ai campionati più prestigiosi. Di conseguenza i campionati regionali (o interregionali) diventeranno più competitivi, pur non essendo professionistici, pur mantenendo lo status di "dilettanti" in modo da sgravare di enormi costi le società che vi partecipano.

Ex giocatore ha detto...

im1923: dal mio punto di vista è tutto condivisibile tranne 2 cose.
1) La serie A meglio averla a 20 squadre, al massimo 18 come in Bundesliga; questo perché il salto tra A e B non è così gravoso in termini economici e quindi puoi avere più ricambio. Molto peggio, per me il passaggio Dilettanti-Professionisti, appunto per questo 2) ho parlato di soli 6 gironi di serie D (anche se da più di 16 squadre, quindi i numeri sono simili), come detto prima con soli 6 gironi controlleresti meglio chi sale e chi scende, andando anche a vedere come si comportano le società nei play-off.
Detto questo hai concluso il commento con una verità purtroppo inattaccabile. Una verità che vediamo anche nel piccolo mondo locale e che non si eliminerà mai a meno di cataclismi...

Abbi dubbi ha detto...

Ex giocatore. Secondo me lasciare la C da 40 a 48 in questi tempi di vacche stra magre sarebbe un impacco a una gamba di legno anche se l'idea della distribuzione geografica limiterebbe di molto i costi. Tuttavia secondo me serve un taglio netto agli stipendi. Abbiamo fior di sport di squadra come il basket o il volley che come ti sposti dalla serie A inizi a trovare stipendi umani. Nel calcio si arriva fino alla TERZA SERIE con stipendi che se hai la fortuna di essere abbastanza bravo da mantenerti nella categoria per qualche anno e sei abbastanza furbo da non fare il fenomeno fuori dal campo, sei a posto per tutta la vita. A me non sembra normale....

sombrero70 ha detto...

Concordo in toto con la formula di im1923,con la sola eccezione della serie A che lascerei a 20.E poi toglierei l'obbligo dei fuoriquota nei dilettanti.Perche' mai devo essere obbligato a lasciare fuori un trentenne valido per far posto ad un diciottenne scarso?Deve giocare chi merita,in base al merito,non all'eta'.Tanto se un giovane e' bravo,viene fuori lo stesso.

Ex giocatore ha detto...

gianbo, non metto in dubbio che le speculazioni ci siano anche nei professionisti. Dico però che, in quanto società professionistiche (siamo quindi nel macro-mondo lavorativo), i controlli dovrebbero essere maggiori e le pene più severe.
Quindi, per me, ben venga che le squadre pro diminuiscano, ma serve estrema attenzione perché potrebbe nascere il "nuovo-vecchio" problema dato da un bacino di squadre, giocatori e dirigenti dilettanti solo nella ragione sociale, con guadagni illegali, non controllati e quindi non garantiti dove la speculazione è ancora più semplice e, forse, dannosa.
Abbi dubbi, il taglio netto agli stipendi ci potrebbe essere solo quando inizieranno a girare meno soldi nell'ambiente. La tendenza è contraria e ostinata. È un male? Probabilmente sì, ma ripeto che, finché questi movimenti vengono controllati, ci sarà poco margine di manovra per i furbi. Che sicuramente rimarranno, non credo nelle utopie.
Ritengo quindi che la soluzione al "nero" può essere una dose massiccia di controlli, partendo dal basso, e che la soluzione alle società che "scoppiano" è abbassarne il numero, soprattutto nel passaggio C-D.
P.s.: non sono del Fisco, però giocando (anche nell'Imperia) ho visto troppe porcherie, in campo e fuori, la maggior parte nate a causa di quelli che campano di calcio in categorie come Eccellenza e Promozione.

gianbo ha detto...

Ex giocatore, i controlli ci sono già, ma organismi tipo Co.vi.soc. sono vergognosi e i controlli li fanno alla Toto'. La FIGC a volte tollera delle situazioni vergognose, con società senza garanzie economiche, perchè ci sono spesso interessi politici.
Il numero delle società prof deve necessariamente scendere. 20 in A , 20 in B e 20 in C per un totale di 60. Comparato a certi omenti del passato sembra un numero esiguo, ma le possibilità di questo paese sono quelle.
Sotto ci potrebbero essere 8 gironi "interregionali", dai quali potrebbero uscire le 4 squadre che salirebbero in C. Sarebbe una selezione incredibile, ma chi sale nel campionato maggiore andrebbe ad affrontare un campionato nazionale e deve averne necessariamente la forza economica.

Abbi dubbi ha detto...

Ex giocatore, ecco, secondo me dal fondo del tuo post nasce il problema. E' da lì in su che si dovrebbe partire. Se ad un giocatore di Eccellenza (quelli fortunati) corrispondi 500 euro di rimborso spese, metti anche 1000 se uno è proprio bravo o magari viene da fuori o da categoria superiore (sono certo che c'è chi "guadagna" anche di più e chi di meno, ma è solo per fare un esempio) poi non puoi doverne darne 3 o 4000 ad un buon giocatore di serie D con una sola categoria di differenza perché poi così se fai la C2 (e sarebbe sempre la QUARTA SERIE NAZIONALE) quanto gli dovresti dare?. Non c'è proporzione e non ce n'è nemmeno a livello superiore dove a fronte di guadagni multimilionari di un CR7, un attaccante di serie A che segna magari un terzo dei gol del fenomeno guadagna dieci volte meno. Troppo il primo o troppo poco il secondo? Credo che una soluzione potrebbe essere un tetto "salariale" per categoria purché poi si esercitino i controlli. Categoria per categoria un tetto massimo fino alla serie A dove i top player potrebbero sforare solo grazie ai propri sponsor. Solo così potremmo tornare ad avere di nuovo competizione sia in Italia che in Europa. Perché non potremo mai più vedere una Steaua Bucarest, un Arsenal, un Monaco o un Porto in finale di Champions, ma sempre solo squadre provenienti dal cerchio magico?

Skyfo ha detto...

Secondo me gianbo basterebbero 18 in A e 18 in B. Si potrebbe pensare invece a una C con due gironi da 16 per limitare i costi di trasferta, da chiudere con le due prime in B e un playoff incrociato fra i due gironi per trovare una terza promossa che potrebbe coinvolgere le seconde e terze dei due gironi. Concordo con un taglio netto anche della D portandola da 9 a 6 gironi creando però dei playoff veri. Non c'è niente di più idiota di un campionato a 18 squadre che premia solo una squadra e pretendere un campionato regolare....

Anonimo ha detto...

Gianbo, faresti 8 gironi di interregionale con sole 4 promozioni? Una ogni due gironi?
È già ridicolo ora dove ne sale solo una e poi fanno dei play off che non servono a nulla, figurati così...

Serie A a 20 squadre 3retrocessioni
Serie B a 20 squadre 3 promozioni 4 retrocessioni
Lega Pro due gironi da 18 squadre 2 promozioni a girone,5 retrocessioni a girone
Serie D 10 gironi da 14/16 squadre (in modo da ridurre stipendi e costi/trasferte)

Serie D una promozione a girone + 1 promozione tramite playoff + 1 tramite la coppa Italia dilettanti

Ex giocatore ha detto...

Abbi dubbi, condivido in pieno questa tua visione, sarebbe perfetta ma impossibile ormai attuarla nel nostro mondo.
Purtroppo, per me, è vergognoso che ci sia un così grande giro di soldi nelle PRIME SQUADRA del calcio dilettantistico, e parlo dalla D in giù! Potrebbero essere pagati forse, e dico forse, solo gli allenatori, a patto che aiutino la società a crescere e non solo la propria squadra (mi viene da pensare ai team manager all'inglese, con compiti anche extra-campo).
Si dovrebbe partire dal basso per risolvere il problema: sono le società dilettantistiche, invece di investire nel Capra o nell'ex pro di turno, che dovrebbero mettere i loro soldi a disposizione del settore giovanile, preparando gli allenatori al meglio e costruendo degli impianti a norma. Anche perché, in teoria, la grossa fetta degli introiti societari viene proprio dalle quote dei bambini e dei ragazzi (si faceva questo discorso quando si parlava di Riachi la scorsa estate...), e proprio per loro andrebbero reinvestiti!
Cosa può portare questo investimento a lungo termine? Porterà un maggior numero di persone nel giro societario (bambini e genitori aumentano con impianti ed allenatori adeguati), dal quale, grazie alla formula "bambini + allenatori preparati + impianti adeguati", aumenterà la capacità della società di far nascere ottimi giovani calciatori/sportivi. Con questi ultimi si potrà guadagnare (e reinvestire) grazie alle cessioni verso le squadre pro e inserendo i giovani in prima squadra, avendo così in un po' di anni una prima squadra locale, attaccata ai colori e a costo 0 (i rimborsi possono rimanere ma che siano veri rimborsi).
Forse sono più utopista io... :D

Ex giocatore ha detto...

gianbo, va bene che i controlli vengano fatti alla Totò, ma per te è meglio avere 20/30 squadre pro poco/male controllate o un buco nero legale (e fiscale) ancor più enorme di quello già presente?
Per me, un minimo controllo con qualche garanzia legale è molto meglio del nulla, considerato che spesso dall'Eccellenza in giù gli accordi sono più che mai farlocchi, quelli firmati lo sono sulla carta igienica...
Già io sono "restio" a pensare di aumentare i dilettanti proprio per questi motivi, ma so che è necessario perché la situazione della C è insostenibile.
Penso però sia meglio non fare un aumento esponenziale e così repentino, ma graduale, cercando anche di "educare" le società dilettantistiche come ho scritto in risposta ad Abbi dubbi.

gianbo ha detto...

Ex giocatore, io sono dell'idea che le squadre prof debbano essere di meno. Ho fatto l'esempio della Germania. Bundesliga 1,2 e 3. Stop. Serie A, B e C. Gironi unici. Le trasferte sono troppo onerose per le società di C ? Non siamo più negli anni 50, ormai ci sono aerei, treni veloci, pullman super confort... le trasferte lunghe sarebbero 10/12, non di più, ma se fai un campionato nazionale, inciderebbero sul budget in maniera marginale (50/60 mila euro al massimo, molto meno per una società più "fortunata" geograficamente ben collocata).
Per quanto riguarda i dilettanti, sono d'accordo sul fatto che debbano tornare ad essere veramente "dilettanti" .