Il 30 agosto 1893 nasce a Oneglia Ciccione Giovanni (vulgo Nino) Simone Francesco Paolo da Damiano Ciccione e Giovanna Belgrano, in via Maria Cristina 8 (l’attuale via Bonfante).
Trasferitosi a Genova, fin da giovane comincia a giocare al football (come si diceva all’epoca) ricoprendo il ruolo di portiere e, grazie alla sua abilità, nel 1908 è ingaggiato nelle giovanili della neonata squadra del Genoa Cricket and Football Club.
Tornato a Oneglia Nino Ciccione è definito “impiegato modello” nell’azienda olearia del cugino Pietro Isnardi e mantiene la sua passione per il calcio. Iscritto alle liste di leva di Oneglia col grado di caporale, è inquadrato in fanteria nel 41° reggimento 1° battaglione 4° compagnia “Brigata Modena” ed è già sotto le armi al momento della dichiarazione di guerra all’Austria e all’Ungheria.
La “Brigata Modena” è tra le prime a varcare il confine italico il 25 maggio 1915 e il primo paese che incontra è Caporetto: il giorno successivo, passato il fiume Isonzo, la “Brigata Modena” è impiegata in combattimento contro gli austriaci.
Il 25 luglio 1915, nel corso della seconda battaglia dell’Isonzo, sul monte Rossoli, una propaggine del monte Nero, Nino Ciccione è gravemente ferito alla testa: come scritto su un documento dell’epoca “La ferita fu molto grave perché vi fu una fuoriuscita di materia cerebrale, frattura e perdita della volta orbitale e dell’occhio destro. La meninge, rimasta senza protezione, si vedeva pulsare sotto la pelle”.
Dopo esser stato ricoverato presso l’ospedale di Cividale del Friuli, Nino Ciccione torna a casa e riprende il suo posto di lavoro a Oneglia nella ditta “Pietro Isnardi”.
Nel mese di giugno del 1917 è insignito del distintivo d’onore per i mutilati di guerra e si iscrive alla neonata lega anti tedesca e di resistenza interna.
All’inizio del 1918 Nino Ciccione è ricoverato all’ospedale genovese di Pammatone e, operato al cervello, muore il 15 aprile 1918.
Dopo i funerali, la sua salma è trasportata con il treno a Oneglia e sepolta al cimitero cittadino, assieme a quella della madre Giovanna Belgrano, a pochi metri dalla gradinata Nord dello stadio a lui dedicato.
(tratto da "Il sottile filo neroazzurro. 100 anni di Imperia e Imperia calcio" e dalla pagina facebook Storia Imperia Calcio )
Piccola postilla finale.
Come sarebbe bello se la città o la società neroazzurra facesse ogni anno la stessa cosa, tramandando ai posteri la sua storia.
Nel mio piccolo dei fiori neri e azzurri e una nostra sciarpa.
🖤💙
2 commenti:
Con questi dirigenti incompetenti sì è rivoltato nella tomba.
Sono senza sentimenti i grandi Pidocchi.
Disertiamo lo stadio fino alla cessione della società.
Nino Ciccione un vero esempio.
Intitolargli lo stadio è stata una gran cosa.
Andrebbe ricordata ogni tanto dalla società la sua figura e la sua vita, ma qui subentrano i Perino's e il discorso non ha senso
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