sabato 21 dicembre 2019

Minassopensiero

Intervista di settimanasport.com a Eugenio Minasso
Minasso, quest'anno lei si è impegnato fortemente con l'Imperia:
“Il calcio è una passione avuta da sempre, in passato avevo collaborato con la Sanremese, a cui ero arrivato dopo che mio figlio, finita l'esperienza alla Sampdoria era passato all'Argentina, e dopo che gli ex dirigenti dell'Argentina erano passati a Sanremo. Lì avevo un impegno relativo, ben diverso da quello che ho preso oggi a Imperia, che definire un impegno massiccio. Io sono di Sanremo, ma sono cresciuto da quando avevo 5 anni a Imperia, sono state eletto in Parlamento, Regione e Comune a Imperia, quindi sono molto legato a questa terra”.

Imperia e Sanremo hanno molta rivalità?
“Beh, c'è storicamente una rivalità amministrativa abbastanza forte, perchè Sanremo è molto più grande e famosa nel mondo, ma il capoluogo di provincia è sempre stato Imperia. Una rivalità che si è estesa ovviamente anche a livello calcistico”.

Non sarebbe male un bel derby in serie D...
“Siccome non auguro il male a nessuno, il derby sarebbe bello, ma mi farebbe molto piacere se la Sanremese andasse in C, e noi magari in D. Purtroppo in Liguria abbiamo una mentalità piuttosto provinciale, chi tifa Sampdoria spera che perda il Genoa e viceversa, insomma si guarda sempre cosa fa l'altro, mentre sarebbe bello essere contenti se entrambe le squadre vanno bene. Nella provincia di Imperia non abbiamo spazi, strutture, lo sport va rilanciato in tutti i modi”.

Parliamo del campionato di Eccellenza. Albenga, Sestri, Imperia: una vincerà, una andrà agli spareggi e una resterà con un pugno di mosche in mano...
“Sono tre buone squadre, è vero, una arriverà terza, ma io ho specificato subito a tutti che cerchiamo di fare del nostro meglio, con sforzi sempre maggiori, ma questo lo consideriamo un anno zero, da dove si riparte. Il nostro progetto è a medio-lungo termine, spesso nel calcio si spende tanto e male e non si progetta...”

Qual è la sua ricetta per un calcio sostenibile e vincente?
“Intanto ho capito che certi giocatori di Eccellenza molto forti in serie D non ci vengono... Io voglio costruire qualcosa di equilibrato, non ha senso entrare nel calcio e mangiarsi i soldi di una vita. Bisogna cercare, se è possibile, di prendere giocatori forti, ma più vicini possibili alla tua città. Intanto per creare una appartenenza territoriale, e poi perchè una cosa è avere giocatori che abitano massimo a 30 km dal campo, una cosa è prenderli da città lontane, con una serie di spese da mettere in conto che penalizzano la società”.

Qual è la dimensione giusta dell'Imperia nel mondo del calcio secondo lei?
“Ricordo lo stadio strapieno quando ero bambino, in un Imperia-Genoa C1... Io credo che Imperia, abbia bisogno della città di Imperia, i grandi risultati si ottengono con una partecipazione maggiore della gente di Imperia, degli imprenditori locali. Oggi come oggi noi siamo sponsorizzati da un'azienda romana, ben venga, ma il mio sogno è una società inquadrata come Srls, dove chiunque voglia partecipare lo possa fare attivamente. Io non ho nessuna velleità, non ho una carica, sono un semplice tifoso che partecipa, vorrei che il padrone della società fosse la città. Un po' quello che accade al Barcellona e al Real Madrid, dove i soci sono i cittadini stessi. La salvezza delle piccole squadre come l'Imperia sarebbe un bel settore giovanile e la possibilità di lanciare giovani calciatori. Con strutture efficienti, si potrebbe creare una partnership con le squadre della Serie A, che ti potrebbero dare in prestito i loro giocatori, ma questo puoi farlo solo in serie C...”

Dunque lei ha la serie C nella testa...
“Nella mia testa ci sarebbe la C se non fossi solo... La C costa molti soldi, i progetti si portano avanti se uno ne ha la possibilità, non ho intenzione di fare il passo più lungo della gamba, bisogna costruire un percorso ben preciso, e in questo momento è prematuro...”

Quali sono le sue priorità?
“Che la società sia seria, pulita, coi bilanci in utile, precisa dei pagamenti. Bisognare dare certezza e continuità ai “dipendenti” che poi sono i nostri giocatori, che devono sapere di aver a che fare con persone serie. Questo è un percorso iniziato quest'anno e mi auguro continui. Vorrei coinvolgere tutti gli imperiesi, lo stadio piano piano si sta riempiendo, vorrei ricreare un forte senso di appartenenza con la squadra della città”.

La scelta di un mister come Lupo non è casuale...
“Alessandro Lupo sta a Imperia e lavora a Imperia, ma è un lusso per una squadra di Eccellenza, lui ha giocato nella Sampdoria di Mantovani, è una persona che nel calcio ha detto la sua. Il primo acquisto del presidente Gravina al Castel di Sangro fu Lupo, insomma Alessandro è un uomo di grande esperienza nel mondo del calcio... Dev'essere in Eccellenza solo di passaggio...”

Un messaggio in chiusura di questa intervista?
“Ringrazio quelli che ci sono stati prima di me, è grazie a loro se la società è sopravvissuta, a partire dall'attuale presidente Gramondo a tutti quelli che gli stanno vicini, dai massimi dirigenti al magazziniere, senza di loro l'Imperia non sarebbe ancora in vita. Ci sono squadre che sono fallite e hanno dovuto ricominciare dalla Terza o dalla Seconda, direi che l'Eccellenza è già un buon punto di partenza per risalire”.


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