In questi giorni si sta discutendo della sorte dei campionati minori fermati dall'emergenza sanitaria così come quelli professionistici.
Le piccole società però non si ritrovano soltanto problemi di classifica, promozione o retrocessione ma una vera e propria questione di sopravvivenza. Il settore paga infatti il prezzo di un un eccesso di carico economico (tralasciamo il discorso sulla crisi incombente tra i professionisti, in particolare i club di Serie A per il taglio inevitabile delle quote dei diritti televisivi e delle sponsorizzazioni oltre alla perdita degli incassi) sotto tutti i punti di vista: costo dei campi, delle attrezzature, dei tecnici, questioni di carattere fiscale, assenza di sponsor per la crisi già molto pesante e che sicuramente assumerà tratti drammatici nell'immediato futuro.
Il pallone, insomma, rischia di scoppiare con tutte le conseguenze del caso. E non sarà certo sufficiente il taglio, ammesso che sia possibile trovare un accordo, degli stipendi milionari, una delle soluzioni sul tavolo, oltre a quella,, che definiremmo della disperazione, di rispolverare la schedina del Totocalcio con il monte premi interamente dedicato al sostegno delle società. Una sorta di si salvi chi può.
Per quanto il vitale, delicatissimo e importantissimo sul piano sociale settore dei dilettanti, non è azzardato ipotizzare, i segnali arrivano da numerosi Comitati provinciali e regionali delle Figc, un brusco ridimensionamento e la chiusura di diverse società. Per evitarlo o almeno attenuarlo sarà necessario un intervento per agevolare l’attività sportiva in termini di puro volontariato e di agevolazioni per l’accesso agli impianti, magari usando maggiore modestia nell'utilizzo dei materiali e (ri)dimensionando i campionati in modo da limitare le spese di trasferta evitando carichi fiscali per le società.
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