Tre giorni fa ho riabbracciato, dopo tanti anni, l'amico Pier, al secolo Pierantonio Ghiglione, e ci siamo scambiati, come due gagliardetti, i nostri due libri dedicati alla nostra squadra del cuore.
Tanti anni sono trascorsi da quando attaccavano alla rete o alle ringhiere del "Ciccione" e degli stadi italiani, io lo striscione dei "Samurai" e lui quello della "Sezione Prelà"... bei tempi...
Ho letto, anzi ho divorato il suo libro "100 facce neroazzurre", nel quale Pier ha intervistato 100 tra i calciatori e gli allenatori più rappresentativi dell’Imperia, tra il 1960 e il 2022.
Ho voluto stralciare frammenti di frasi di alcuni degli ex neroazzurri intervistati e le voglio sottoporre all'attenzione di chi non le ha ancora lette
Bruno Baveni: "A Imperia c'erano persone dirigenti come Paolo Berio che era sempre presente e ci metteva l'anima. Questa piazza ha sempre avuto un pubblico numeroso e appassionato, potrebbe meritare categorie superiori"
Gian Luca Bocchi: "Ho giocato in tantissime squadre durante la mia attività agonistica, ma nessuna mi ha mai dato le emozioni che provavo quando indossavo la maglia neroazzurra. Fin da subito avvertii un feeling particolare con la squadra e la città ed è una delle ragioni per le quali mi ritrovo ancora a vivere qui"
Luigi Bodi: "Eravamo un'ottima squadra ma tutto era più facile grazie al nostro pubblico, una dirigenza fantastica e il presidente Temesio, un gentiluomo di altri tempi".
Ermes Chiari: "Eravamo una vera famiglia, compresi dirigenti, allenatore e massaggiatori, e un pubblico fantastico"
Danilo Chiarotto: "Quando sono arrivato a Imperia non credevo di trovare un ambiente così familiare. C'erano dirigenti fantastici con cui ho aperto rapporti di amicizia, Franco Lanteri, Angelo Duberti, Paolo Berio, tutte persone che amavano i colori neroazzurri. Come squadra eravamo forti e ci teneva uniti questo ambiente genuino, ricordo partite col grane pubblico, dai 4000 ai 4500 spettatori, un ambiente giusto per fare calcio"
Stefano Civeriati: "A Imperia sono stato benissimo, una città di mare, un grande rapporto con la famiglia Berio, Paolo e il suo bar, le cene insieme, lo stadio Ciccione..."
Gianni Comini: "A Imperia ho trovato una società che aveva una grossa passione per il calcio e un pubblico fantastico"
Francesco Conti: "A Imperia fui accolto benissimo dalla città e dai dirigenti neroazzurri che avevano sempre un approccio familiare. Sarò sempre grato alla famiglia del presidente Lanteri che mi accolse con grande affetto e disponibilità e lo stesso fece con tanti altri del gruppo"
Ivano De Maria: "Io sono un ragazzo di paese. Ai miei tempi a Costa d'Oneglia c'era Pira, a Oliveto Zat che mi portava allo stadio, ai Cappuccini i fratelli Ranzini. Poi Natta e Gandolfo: io ho iniziato negli Scevola boys, quelli che abitavano da piazza d'armi in su verso Castelvecchio. Vestire la maglia neroazzurro è stato un onore"
Giancesare Discepoli: "Ricordo un ambiente estremamente familiare, una città bella e accogliente"
Mario Dubourgel: "A Imperia trovai un ambiente splendido, il presidente Temesio era un grande appassionato e c'era un pubblico caloroso"
Elio Gastaldo: "Mi sono subito trovato bene a Imperia perchè ho incontrato persone stupende come i presidenti Rizzo e Temesio. Quando sono stato obbligato a lasciare la maglia neroazzurro per motivi familiari, piangendo l'ho comunicato al presidente"
Giovanni Geremia: "La mia parentesi in neroazzurro è stata la più importante della mia carriera, non tanto per la categoria quanto come ambiente, società, dirigenti, presidenti, la famiglia Duberti che per me è stata una seconda famiglia, il pubblico che mi amava"
Giuliano Guidetti: "Quando sono arrivato a Imperia ho visto uno spettacolo con tanta gente allo stadio che sembrava la serie A"
Piero Iannicelli: "Ricordo un pubblico eccezionale allo stadio, una squadra di amici, una grande dirigenza, appassionato e presente: con pochi soldi si era fatto un miracolo perchè quell'anno la Pro Vercelli era molto più forte e ricca di noi"
Roberto Iannolo: "Dell'Imperia mi manca l'ingresso in campo la domenica, mi resta impresso l'entusiasmo e l'affetto dei tifosi della gradinata Nord, i Samurai Ultras, la forza in più dell'Imperia. Cancellerei le brutte gestioni societarie dove è mancata la continuità e il seguito della città che non si è mai spesa per aiutare la squadra. Cancellerei anche questa gestione accanita e gelosa degli attuali dirigenti che a mio parere non ha fatto il bene alla squadra nel corso degli anni"
Mauro Magaraggia: "Imperia era la mia seconda casa, c'erano dirigenti come Lanteri e Berio che ci facevano da papà"
Stefano Mariani: "Quella di Imperia è stata una bellissima esperienza, forse la più bella della mia carriera. Trovai un ambiente familiare che faceva calcio: la cosa più bella era trovarsi tutti in famiglia con i vari Berio, Grisolia, Lanteri... c'era un contatto umano con la città che ancora oggi porto nel cuore. Poi come dimenticare figure mitiche come il massaggiatore Giulini e il custode dello stadio Arquà che non ci faceva mai entrare sul campo per non danneggiare l'erba che lui curava manicanialmente"
Daniele Mazzei: "Eravamo una grande squadra con un pubblico di categoria superiore, vincere in una piazza così calda ti sentivi un giocatore vero. A Imperia ho trovato la mia seconda casa, la mia seconda pelle. Conoscevo tutte le angolature della città: giocare a Imperia era favoloso per l'attaccamento del tifo. Io ho girato tanto in carriera ma mai ho provato questo genere di attaccamento"
Francesco Pischedda: "Imperia per me era una famiglia dove il presidente era un papà per tutti. Quando indossavi la maglia neroazzurra sposavi un ideale, si era creato come una vera una vera famiglia, un po' come alle feste dei matrimoni"
Stefano Quattrini: "Imperia mi fece subito una buona impressione: non posso non ricordare le allegre serate conviviali a casa del presidente Lanteri, alla cui famiglia sono particolarmente legato, cui partecipavano molti calciatori e mister Baveni, serate di buon cibo e tante risate"
Umberto Settimio: "I miei sono stati cinque anni da sogno, questa maglia è qualcosa di troppo speciale. Seguo sempre le vicende dell'Imperia: prima del Covd venivo sempre a vedere le partite al "Ciccione". Ho un rammarico da raccontare: mi facevano pagare il biglietto per entrare. Ecco, non è per i soldi, però l'ho trovato umiliante per uno che aveva dato l'anima per questa squadra"
Adelino Zennaro: "A Imperia ho conosciuto un sacco di ottime persone. La città merita traguardi sportivi diversi. In quegli anni c'era una società a gestione familiare, erano persone valide che coltivavano un rapporto umano con valori sportivi: sono stati anni belli, maestosi sotto l'aspetto dell'accoglienza e del calore dei tifosi"
Come detto, sono le parole solo di alcuni degli intervistati, ma anche tutti gli altri hanno nel cuore un ottimo ricordo degli anni in cui hanno giocato o allenato a Imperia, alcuni di loro sono rimasti a vivere a Imperia, altri hanno trovato moglie nella nostra città o i loro figli ancora ci abitano.
Quello che più salta agli occhi, le parole-chiave , le "word cloud" o "tag" come si dice adesso, quali sono?
Famiglia, passione, calore, rapporto umano.
In questi ultimi anni tutto ciò si è perso e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: queste sarebbero le basi sulle quali far rinascere il calcio a Imperia, dopo anni di silenzi, disamore, mancanza di empatia e distacco tra il pubblico, dirigenza e città.
Cosa ci siamo persi in tutti questi anni...