Correva l'anno 1975 quando mio zio ottenne la laurea in medicina e fu chiamato a lavorare al reparto di medicina generale dell'ospedale di Imperia.
Partì inizialmente da solo dalla Sicilia in cerca di un alloggio dove poter cominciare una vita con tutti i sogni e le speranze che un giovane possa avere. I primi tempi furono duri, trovare una casa e poter sposare mia zia rimasta in Sicilia a terminare anch'essa gli studi in medicina sembrava un miraggio.
C'era un solo modo per comunicare con lui ed era attraverso l'unico telefono pubblico presente (era un numero con solo 4 cifre dopo lo 0183) ed era grossomodo all'altezza dell'attuale banca "Unicredit" appena dopo il ponte del torrente Impero.
Poco tempo dopo, mio zio trovò finalmente una sistemazione definitiva in una casa che aveva costruito un noto farmacista della città per i suoi quattro figli nella zona delle cascine (vicino alla Villa Grock). Tuttavia nessuno dei quattro andò a vivere lì e così uno e, successivamente due, appartamenti andarono in affitto alla mia famiglia, case dove tutt'oggi viviamo.
A dire la verità dai racconti della mia famiglia, la città era forse meno bella dal punto di vista turistico rispetto a oggi. La cosa più fastidiosa era questo strano odore di olio bruciato che proveniva dalle numerose raffinerie e imprese olearie della zona.
Tuttavia, la presenza di grandi fabbriche nella città erano un simbolo, un vanto per una città di provincia che aveva all'epoca poco più della metà degli abitanti di adesso. Esse erano la vera identità della città.
Più o meno in quegli anni, vennero costruite da una delle aziende per cui anni dopo lavorai per diversi anni (la ditta "Ceretti e Tanfani"), le due gru a braccio retrattile tutt'ora presenti sulla banchina alla calata Cuneo.
Dai racconti dell'allora direttore tecnico della ditta, mi raccontava di una città ricca e fiorente. Ricordava i pranzi di lavoro al ristorante "Da Beppa" con i rappresentanti della società del porto che pagavano molto e puntuale per tenere in ottimo stato le numerose gru costruite dalla nostra azienda presenti nella zona della calata Cuneo dove ora ci sono i portici con i ristoranti.
Oltre a esse, erano presenti altre gru adibite allo scarico di tubi di acciaio, barili di olio e grano proveniente dall'Ucraina scaricato in grandi quantità nelle numerose tramogge di raccolta per il noto pastificio.
Per fare capire quanto la città fosse ricca e fiorente, una piccola Manchester (eheheheh!!!) basti pensare che era la capitale mondiale dell'olio. Qui veniva stabilito il prezzo dell'olio a livello mondiale. Qui c'erano fiorenti aziende olearie, dell'acciaio (Ilva), il cementificio della Italcementi (società quotata in borsa). L'Agnesi deteneva il 10% del mercato italiano della pasta, la società del porto contava 500 dipendenti e numerose erano anche le botteghe storiche della città.
Ho sempre pensato che la squadra di calcio fosse lo specchio della città e, non a caso, quelli tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80 furono i più fiorenti della storia dell'Imperia calcio.
Io nacqui a Milano nel aprile del '79 e mio cugino, pochi mesi dopo, nello stesso anno a Imperia.
I ricordi di quel periodo sono affidati, quindi, ai racconti dei miei genitori e ai primi legati all'infanzia. In quel periodo alcuni dei più grandi calciatori erano di fatto nostri vicini di casa ospiti della famiglia Piatti ma, purtroppo, non saprei dire con certezza i nomi ma erano senz'altro quelli della grande Imperia che sfiorò la C1.Il primo ricordo in assoluto fu di una delle tante estati passate in Sicilia credo l'anno fosse il 1983 dove, per la prima volta, vidi mio cugino calciare un super tele rigorosamente neroazzurro con addosso una maglia sgualcita decisamente più grande con una scritta "Sasso" sul petto e quello che più faceva effetto era il suo racconto di
un gruppo di tifosi (i "Samurai Ultras Imperia") che a detta sua facevano un tifo paragonabile a quello di San Siro (la fantasia dei bambini..).
D'altro canto che io fossi un predestinato c'era da aspettarselo. La sera del 11 luglio del 1982 a soli tre anni litigai con mia mamma e fuggii di casa. Se non fosse stato per la signora del piano di sopra non mi avrebbero più trovato, perso tra le carovane di tifosi in festa per la vittoria del mondiale.
L'amore per il calcio nacque nel '84. Divenni tifoso del Milan dopo la prodezza di Hateley in un derby vinto 2-1 con un colpo di testa che divenne una coreografia qualche anno più tardi nell'unico derby della "Madonnina" che assistetti "alla scala del calcio" e fu un emozione per me unica. Anche se qualche anno prima i miei primi ricordi erano legati a quello che definisco il mio personalissimo mito neroazzurro dell'infanzia ovvero Chicco Lombardi e le sue famose sgroppate.
La partita più emozionante a cui ho assistito è stato senz'altro quella giocata il 25 novembre 1984 contro la Lucchese vinta per 1-0 grazie a una rete di Emilio Chistolini: ancora adesso non ci credo quando penso a cosa ha combinato l'allora portiere lucchese Dal Molin davanti alla tifoseria più numerosa mai vista al "Ciccione", erano letteralmente inferociti e di come in gradinata ci fosse gente che piangeva dalla gioia come se avesse vinto la Coppa del Mondo (cit. mr Wolf... eheheheh!!!).
L'anno dopo fu l'inizio della fine con l'ingauno Rivaroli.
Scusatemi se mi sono un po' dilungato, spero di non avervi annoiato troppo.
Saluti da un tifoso dell'Imperia nato, cresciuto e che ha sempre vissuto a Milano ma che ama tanto questa maglia, la città e la sua storia e che sogna di poter vedere un giorno ritornare ai fasti di un tempo che, assai probabilmente, non tornerà più.
Guido MB
(segue domani)
8 commenti:
Caro GuidoMB, peccato (in realtà beato te) che sei nato nel 1979. Proprio quello in realtà fu l'apice, per quanto mi riguarda, dell'epoca d'oro, iniziata con l'unica vera Serie C del 1970/71 (quelle successive infatti furono sempre C2 che, leggendo i nomi delle squadre, potevano in realtà essere considerate delle "D1" ) della quale ho un ricordo tipo il tuo da bambino. Ora, a seguito di questo tuo bellissimo ricordo, troverai qualche commento anonimo che ti dirà che è inutile che postiamo questi ricordi che suonano come una speranza di ritorno di quell'epoca. Lo sappiamo tutti, a scanso di equivoci, che il lievitare spropositato dei costi, con una lega Pro praticamente inavvicinabile con i costi che questa comporta per una piccola realtà come la nostra farà sì che questo non avvenga. Per questo, da anni, sostengo la necessità di mettere da parte definitivamente gli assurdi e fuori dal tempo campanilismi che regnano in questa provincia. Il mio sogno, che non vivrò mai prima di morire, sarebbe la nascita di una società provinciale che potrebbe chiamarsi come volete, con la creazione di uno stadio nuovo di zecca, ad esempio nella piana di Arma, e che diventasse punto di riferimento del calcio locale puntando ad una stabile permanenza in lega Pro con un bacino di interesse di più di 200.000 anime. E invece ora mi diranno tutti, "io mai seduto a fianco di un matuziano" e allora ciucciamoci i fantasmagorici derby in Eccellenza o qualche saltuaria apparizione in D da mantenere solo se ci sono i soldi e fino a quando non si raggiunge l'obiettivo salvezza per poi chiudere i cordoni del "borsellino". Se piace così, continuiamo a goderci il Canaletto, l'Angelo Bajardo, il Rivasamba, il Busalla e chi più ne ha più ne metta. Viva!!!! (ah! Datevi un'occhiata alle ultime partite casalinghe di Imperia e Sanremese per capire a che punto di "passione" siamo arrivati con questa situazione)...
Caro Portorino, la tua è una vecchia idea di Angelo Nicola Amato, un uomo geniale che portò Borra a Sanremo, ma erano altri tempi, dove quello che proponi, aveva all'epoca un senso economico..
Al limite, io penso che a livello FIGC, in provincia ci debbano essere solo 2 squadre, con diversi settori giovanili aggregati a noi o a voi, questo non tanto per una questione di investimenti economici, ma per una maggior disponibilità di impianti per permettere di fare calcio ad un certo livello, anche perché imprenditori locali che abbiano voglia di impegnarsi su tali progetti, ne vedo pochi, uno lo abbiamo noi e ce lo teniamo stretto sperando che riesca ad arrivare dove pretende, un'altro fece bene fino a quando gli fecero passare la voglia di continuare, il terzo è un personaggio molto negativo e qui mi fermo.
Pertanto non so come imposteresti un tale progetto, io da parte mia di posso dire che sono d'accordo con la tua idea, a patto che i colori siano biancazzurri, che si giochi a Sanremo e che si chiami Sanremese, anche perché senza offesa abbiamo una storia superiore alla vostra, tipo i 6 anni di C a girone unico ( unica squadra ad averci partecipato) ed altri record, ma mi dilungherei troppo e non è il contesto giusto.
Concludo auguroni di rivivere e rivincere i derby con voi.
Un saluto da un matuziano vero
Un post bellissimo, che mi ha fatto venire i brividi: il sottoscritto, ha vissuto quegli anni e anche quelli da metà anni '70 e, anche solo per questo, mi sento un privilegiato ad averli vissuti... perchè sono certo che la serie C non la rivedrò mai e resterà un lontano (meraviglioso) ricordo.
Inviterei tutti a leggerlo attentamente, perchè non è una semplice della discesa agli inferi di una squadra di calcio ma anche di una città.
Venendo a quanto, invece, scritto dall'amico Portorino, come lui ben sa, io sono contrario a uno scenario da lui prefigurato per ragioni già espresse in passato.
Peraltro uno scenario impossibile da realizzare, a mio avviso, perchè mi spieghi lui chi avrebbe la possibilità di realizzare un "progettone" così "imponente". Non c'è nessuno in grado neanche di mantenere una squadra in serie D con continuità (a malapena, forse, a Sanremo), chi sarebbe il "folle" a buttarsi in un'avventura del genere?
Ci vorrebbe una fortissima volontà politica a progettare una cosa del genere: dimmi chi vedi, in questo scenario, si farebbe portavoce di questa impresa?
E poi siamo sicuri che, per vedere al massimo una serie C, si muoverebbero da tutte le città della provincia?
No, mi tengo stretti i ricordi, li racconto nel mio piccoli ai posteri e non mi illudo
Splendida testimonianza di una squadra di calcio e di una città che non c'è più... chapeau
Grande Guido!
Attenzione al colpo di scena in arrivo grazie alle elezioni
Quì ci vorrebbe solo una magia del mago Silvan: sim, sala bin! 💨
Stefano Paraluppi. L'attaccante più forte mai visto a Imperia dopo l'indimenticabile Franco Rotella.
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