Copio/incolla da riviera24.it (da leggere attentamente per non dimenticare ed evitare di ripetere gli stessi errori)
Michele Quaranta, ex funzionario della Bcc di Mondovì, poi andato in pensione nel 2010, è stato ascoltato questa mattina nell’aula Trifuoggi del Tribunale di Imperia per il processo per la vicenda complessa della gestione dell’Us Imperia Calcio 1923 quando i presidenti erano Gianfranco Montali e Bruno Paparella.
Quaranta ha avuto però difficoltà nel ricordare i passaggi societari della squadra nerazzurro e le operazioni di compravendita. Il processo è stato aggiornato al 6 aprile.
I due imputati sono imputati nel fallimento della società nerazzurra in un periodo difficile del mondo del calcio nel 2009 che ha comportato un danno all’Erario di un milione e seicentomila euro. Nell’udienza precedente doveva essere ascoltato l’ultimo teste del pm Alessandro Bogliolo, Alessio Bozzolasco. Ma il testimone è in Kenya così come da comunicazione indirizzata alla cancelleria penale del tribunale di Imperia, ma il pubblico ministero ha fatto sapere che porterà in aula i verbali dell’interrogatorio di Bozzolasco. E oggi il tribunale ha deciso di approfondire la reale presenza all’estero non solo di Alessio ma anche di Giuseppe Bozzolasco.
Oggi tra l’altro la difesa ha annunciato che rinuncerà ad alcuni testi che erano stati citati per questo processo che si basa soprattutto sulle indagini e le verifiche contabili eseguite dalla guardia di finanza, ma anche su quanto ricostruito dal curatore fallimentare Giuseppe Musso. Quest’ultimo, in una udienza precedente, ha ripercorso la storia della società. “Dal maggio 2008 – aveva precisato Musso -ormai la società era ormai sull’orlo del fallimento anche perché non c’erano i soldi neppure per garantire le trasferte. Si è poi arrivati al fallimento nel 2009. La ricostruzione contabile è stata difficile perché mancavano i bilanci dopo la gestione Piro. Direi fino al 2006. E già allora c’erano stati dei problemi nella gestione con costi importanti per la società. Solo per l’anno successivo era stato ancora possibile ricostruire il patrimonio dell’Imperia. Nessuna traccia della contabilità relativa al 2008. Ho trovato enormi difficoltà nella mia ricerca. I creditori vantano almeno 150 mila euro, ma il debito nei confronti dell’Erario ammonta a un milione e mezzo di euro”.
Musso aveva anche definito che “la contabilità, attraverso l’analisi della documentazione ottenuta, non era assolutamente attendibile”. Spunta anche un immobile di Porto Maurizio venduto all’Imperia Calcio per 85 mila euro. Ma era emerso anche un altro atto notarile d’acquisto e l’immobile era stato rivalutato per 120 mila euro. Quindi ultimo atto della storia venne rivenduto per una cifra pari a 175 mila euro. Doveva servire per coprire i buchi di bilancio. Ma è anche emerso che negli anni 2003/2004 non avevano presentato alcuna dichiarazione dei redditi ed erano emerse delle irregolarità anche nella gestione del libro giornale. “Documenti tenuti in modo spartano. Era una amministrazione di evasori totali”, aveva sottolineato il sottotenente Gino Marzola che la volta precedente in aula aveva anche ricostruito l’attività investigativa delle fiamme gialle. Ma c’erano anche pagamenti in nero per i giocatori “Tanto è vero che abbiamo sentito anche i calciatori”, aveva spiegato il sottufficiale.
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