Copio/incollo da Secolo XIX a firma Diego David
Hanno provocato una ridda di polemiche (ma anche qualche timido consenso) le parole di Marco
Alberti che ha annunciato la nascita dellaPro Imperia, dove“Pro” sono le iniziali di Pontedassio, Riviera e Onegliese, sodalizio sorto dall’unione delle forze delle tre realtà calcistiche cittadine.
Hanno provocato una ridda di polemiche (ma anche qualche timido consenso) le parole di Marco
Alberti che ha annunciato la nascita dellaPro Imperia, dove“Pro” sono le iniziali di Pontedassio, Riviera e Onegliese, sodalizio sorto dall’unione delle forze delle tre realtà calcistiche cittadine.
A indignare la frangia più calda del tifo cittadino è stata soprattutto la decisione di abbandonare le gloriose casacche nerazzurre.
I colori sociali della nuova società, che chiederà il ripescaggio in Promozione, saranno biancoblù e
non quelli biancazzurri indossati dai “nemici” per eccellenza, i cugini matuziani. Basterà questo
dettaglio cromatico per convincere gli Ultras a un ripensamento?
Difficile pensarlo anche perché i colori, la maglia, nel calcio sono molto di più che un “dettaglio”, anzi sono l’unica icona rimasta in un mondo sempre più orientato al business e sempre meno, salvo rari casi, all’attaccamento ai valori della tradizione e, appunto, della maglia.
Per non parlare di preoccupazioni del tipo: se qualcuno volesse rifondare l’Imperia partendo dal gradino più basso, gli verrebbe concesso di utilizzare la denominazione “Imperia” e i colori nerazzurri o sarebbero definitivamente perduti? C’è addirittura chi parla di autoscioglimento
dei “Samurai” dopo 26 anni di presenza in gradinata Nord e dell’intenzione di andare al "Ciccione” solo per tifare per la squadra avversaria.
Secondo talune fonti, Alberti avrebbe in serbo un asso nella manica, un vero e proprio “colpo di teatro” per cercaredi convincere i tifosi più restii della necessità della sua decisione.
Si tratterebbe dell’ingaggio per la panchina dei biancoblù di un allenatore che da giocatore ha scritto indelebili pagine di storia del club nerazzurro (Bencardino?). La lettura dei concetti espressi da Marco Alberti è, comunque, chiara: non ci sono le risorse economiche in questo
momento per ridare fiato alla leggenda nerazzurra, quindi, per non «profanare» quei colori meglio usarne altri. In altro senso si può interpretare: diamo tutti insieme (soprattutto
gli imprenditori) il nostro contributo e creiamo le premesse di una rinascita seria e solo allora avremo la dignità di indossare quelle maglie. In effetti sui campi di provincia della Promozione o della Prima categoria aspettano la squadra espressione del capoluogo (naturalmente per batterla) e attendono di incontrare undici giocatori che indossino i colori nerazzurri.
In questo quadro il convitato di pietra è il vecchio club sul quale incombe il rischio della radiazione e del fallimento. Saldando il debito con la federazione che ammonta a 85 mila euro si
potrebbe ripartire dall’Eccellenza, ma resterebbero aperti tutti gli altri fronti debitori nei confronti di fornitori e del fisco.
E poi la magistratura si deve ancora esprimere sulla titolarità delle quote e non è nemmeno chiaro chi siano gli amministratori, visto che dalle parti della segreteria di piazza d’Armi non si è più visto nessuno dei protagonisti della telenovela (da Buzzetti, a Zamperlini alla meteora Paparella) che ha caratterizzato la stagione dell’Imperia a partire dal gennaio scorso.
I colori sociali della nuova società, che chiederà il ripescaggio in Promozione, saranno biancoblù e
non quelli biancazzurri indossati dai “nemici” per eccellenza, i cugini matuziani. Basterà questo
dettaglio cromatico per convincere gli Ultras a un ripensamento?
Difficile pensarlo anche perché i colori, la maglia, nel calcio sono molto di più che un “dettaglio”, anzi sono l’unica icona rimasta in un mondo sempre più orientato al business e sempre meno, salvo rari casi, all’attaccamento ai valori della tradizione e, appunto, della maglia.
Per non parlare di preoccupazioni del tipo: se qualcuno volesse rifondare l’Imperia partendo dal gradino più basso, gli verrebbe concesso di utilizzare la denominazione “Imperia” e i colori nerazzurri o sarebbero definitivamente perduti? C’è addirittura chi parla di autoscioglimento
dei “Samurai” dopo 26 anni di presenza in gradinata Nord e dell’intenzione di andare al "Ciccione” solo per tifare per la squadra avversaria.
Secondo talune fonti, Alberti avrebbe in serbo un asso nella manica, un vero e proprio “colpo di teatro” per cercaredi convincere i tifosi più restii della necessità della sua decisione.
Si tratterebbe dell’ingaggio per la panchina dei biancoblù di un allenatore che da giocatore ha scritto indelebili pagine di storia del club nerazzurro (Bencardino?). La lettura dei concetti espressi da Marco Alberti è, comunque, chiara: non ci sono le risorse economiche in questo
momento per ridare fiato alla leggenda nerazzurra, quindi, per non «profanare» quei colori meglio usarne altri. In altro senso si può interpretare: diamo tutti insieme (soprattutto
gli imprenditori) il nostro contributo e creiamo le premesse di una rinascita seria e solo allora avremo la dignità di indossare quelle maglie. In effetti sui campi di provincia della Promozione o della Prima categoria aspettano la squadra espressione del capoluogo (naturalmente per batterla) e attendono di incontrare undici giocatori che indossino i colori nerazzurri.
In questo quadro il convitato di pietra è il vecchio club sul quale incombe il rischio della radiazione e del fallimento. Saldando il debito con la federazione che ammonta a 85 mila euro si
potrebbe ripartire dall’Eccellenza, ma resterebbero aperti tutti gli altri fronti debitori nei confronti di fornitori e del fisco.
E poi la magistratura si deve ancora esprimere sulla titolarità delle quote e non è nemmeno chiaro chi siano gli amministratori, visto che dalle parti della segreteria di piazza d’Armi non si è più visto nessuno dei protagonisti della telenovela (da Buzzetti, a Zamperlini alla meteora Paparella) che ha caratterizzato la stagione dell’Imperia a partire dal gennaio scorso.
2 commenti:
ma non lo hanno capito che noi se non ce il titolo us imperia e i colori neroazzurri non ci andiamo allo stadio? si crede che ingaggiando bencardino e qualche vecchia gloria noi andiamo al ciccione si vede che di calcio non capisce niente...
Finalmente è stata costituita la PROLOCO DI IMPERIA.
Nonostante la stagione fallimentare del Riviera retrocessa, qualcuno esce tutti i giorni sui giornali dichiarando di non possedere i mezzi economici per acquistare il grande marchio Imperia 1923. E' meglio stare zitto. Fa piu' bella figura.
Anzi, già la fusione con il Pontedassio è stata fallimentare prima di farla, perchè lo scopo erano le sponsorizzazzioni che possedeva il Pontedassio. Esaurite le scorte, ora ci prova con l'Onegliese con grande successo fino a quando non litiga con il Furioso. Un altro falllimento annunciato.
Come mai il campus del Riviera costa 400,00 euro e quello dell'OLIMPIA solo 250,00, utilizzando la stessa montagna e le medesime attrezzature?Per il Presidente tutto va bene;
sono andati via più di 100 bambini e per il presidente è un successo;
la Sampdoria chiede 7 o 8 ragazzi per un provino, il presidente e i responsabili decidono di non mandarli perchè poi se li portono via. Bravi è tutto un successo.
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