Copio/incollo dal Secolo XIX a firma Diego David
“L’incubo è finito, ma il nostro sogno continua”. E’ questo, in estrema sintesi, il pensiero che attraversa il cuore dei più accesi tifosi nerazzurri il giorno dopo quello che doveva essere dedicato al match di andata dei playout contro la Novese, ma che si è tristemente trasformato nella domenica dell’ultimo respiro del club di piazza d’Armi.
Dispiacere e vergogna sono i sentimenti che si colgono maggiormente. In città sono pochi quelli che hanno voglia di parlare in questo momento, quasi come se queste ore fossero da dedicare a un dolore da vivere privatamente e alla riflessione dopo la troppa rabbia accumulata in questi
mesi. Un modo di ricaricarsi dopo una stagione a dir poco allucinante.
C’è anche chi,tra i tifosi più anziani, prevedendo la fine alla quale l’Imperia stava andando mestamente incontro, non se l’è neppure sentita di recarsi fino al “Ciccione”, per non essere
costretto ad assistere alla morte annunciata dei colori tanto amati.
Molte le telefonate giunte alla redazione del Secolo XIX da tutta Italia.
Uno dei primi a mettersi in contatto dalla Toscana è stato l’ex tecnico Lorenzo Mazzeo:
«Non è possibile. Leggendo sul televideo che l’Imperia non si era presentata quasi non volevo
crederci. Sono rimasto a Imperia solo poche interminabili settimane. La società praticamente non esisteva, ma ho potuto conoscere tante splendide persone, tifosi e amministratori con i
quali sono rimasto in contatto. Non è detto che le nostre strade in un futuro non debbano nuovamente incontrarsi».
Se non altro Mazzeo sarà ricordato come l’ultimo allenatore che seduto sulla panchina dell’Imperia è riuscito a vincere un derby di campionato a Sanremo e come quello il cui esonero comunicato via sms ha avuto l’“onore” di essere citato da Piero Chiambretti sul palco dell’Ariston durante l’ultimo Festival.
Due le telefonate giunte da Genova.
Una è quella di un altro ex allenatore, Sergio Ghilino, rimasto alla guida dei nerazzurri solo quattro partite durante la prima stagione del “master president” Gianfranco Montali.
Ha detto Ghilino: «Mi dispiace di non essere riuscito a dimostrare nulla a Imperia, una piazza alla quale ho sempre guardato con molta simpatia.
Dopo quattro giornate Montali, infatti, mi mandò via. Auguro all’Imperia di risollevarsi».
Franco Rocco, amministratore delegato dell’Imperia dell’era Cipolla, è attonito: «Avessero giocato, almeno si poteva ripartire dall’Eccellenza.
Ma se così non è stato evidentemente le condizioni per proseguire non c’erano più».
Sfogliando l’album dei ricordi,il volume scritto dallo storico dell’Imperia Sergio Baccaglini, uscito nel 1992, “La mia passione. L’U.S. Imperia, sessantacinque anni di storia nerazzurra”,
si apprende che la vita del club è sempre stata caratterizzata da alti e bassi,ma mai nemmeno all’epoca del primo fallimento con Werner Rivaroli (1988) e poi al termine della stagione
1999/2000 nel crepuscolo dell’era Cipolla si era toccato il fondo in questo modo.
Quelle squadre, infatti, si erano regolarmente presentate in campo fino all’ultima giornata, soffrendo e facendo trepidare i tifosi fino all’ultimo minuto, come l’Imperia che affrontò
lo spareggio con il Novara per restare in serie C2. Curiosità: chi sarà ricordato come l’ultimo presidente dell’Imperia? Il medico milanese
Mirco Buzzetti, il suo “erede” Bruno Paparella, la cui nomina è contestata, oppure l’uomo (GianfrancoMontali) che per cinque tormentati anni è stato di fatto il numero uno del club
pur senza mai essere stato ufficialmente tale?
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